
Nell’agosto del ’78, alla morte di Paolo VI, il Cardinale Albino Luciani, Patriarca di Venezia, giunse a Roma in preparazione del conclave. Celebrò la Messa nella chiesa di San Marco (presso piazza Venezia), di cui portava il titolo cardinalizio. Nell'omelia parlò ai fedeli della Vergine, Madre della Chiesa, sorella nostra, invitando ripetutamente a pregare la Madre di Dio per l'elezione del Papa, per il futuro Papa. Ma il Patriarca non pensava minimamente a se stesso. Anzi, era talmente certo di tornarsene a casa che, il giorno stesso dell'entrata in conclave, andrà a sollecitare il meccanico perché aggiusti in fretta la sua vecchia auto, rottasi alle porte di Roma:
“Mi raccomando, fate il più presto possibile. Dovrò ritornare a Venezia tra pochi giorni e non saprei come fare a recuperare la vettura se dovessi lasciarla qui…”.La Provvidenza invece aveva disposto diversamente e il 26 agosto, dopo appena un giorno di conclave, dalla loggia di San Pietro si affacciava sorridente il Cardinale Felici a pronunciare la formula di rito: “Eminentissimum ac reverendissimum Dominum, Albinum...”, scandiva con tono solenne, “Sanctae Romanae Ecclesiae Cardinalem Luciani!”.
La folla radunata nella piazza esplodeva in un tripudio di gioia mentre le campane di San Pietro inondavano di suoni maestosi il cielo di Roma.
Anche a Canale d’Agordo, paese natale del nuovo Papa, era festa: “Hanno fatto Papa l’Albino”. Per i suoi compaesani, infatti, il successore di Pietro, già vescovo e poi patriarca, rimaneva sempre “l’Albino”, il loro “don Albino”. Un figlio fedele dell’aspra terra bellunese.
Il cardinale Luciani lasciò per l'ultima volta Venezia il 10 agosto 1978 per il conclave dal quale sarebbe uscito papa il 26 agosto, al secondo giorno di votazione. È il terzo Patriarca di Venezia del novecento, dopo Giuseppe Sarto (divenuto Papa San Pio X) e Angelo Giuseppe Roncalli (Beato Giovanni XXIII) ad essere chiamato al soglio di Pietro.
La sua elezione sarebbe stata frutto di una mediazione tra diverse posizioni, tra le quali quelle più conservative della Curia, che sostenevano l'arcivescovo di Genova, cardinale Giuseppe Siri, e la parte sostenitrice delle riforme del Concilio Vaticano Secondo, che sostenevano l'arcivescovo di Firenze, cardinale Giovanni Benelli. Ricevette alcuni voti anche il cardinale Karol Wojtyla, poi papa Giovanni Paolo II, la cui candidatura fu presentata da quei cardinali che auspicavano un'apertura internazionalista del Vaticano. Luciani, tuttavia, chiese sempre di non essere preso in considerazione e anzi, fu proprio lui a parlare per primo di un papa straniero. Egli infatti aveva sempre votato per il cardinale Aloisio Lorscheider, un francescano che aveva conosciuto in Brasile, e che invece fu tra i più accesi sostenitori di Luciani, soprattutto perché non dimenticò mai quella visita in Brasile.
Ad ogni modo, il conclave fu rapidissimo e si concluse dopo solo quattro votazioni avvenute nella stessa giornata: il 26 agosto 1978 fu eletto quale 263° successore di Pietro con una amplissima maggioranza (101 voti tra i 111 cardinali, il quorum più alto nei conclavi del Novecento). Lo stupore della folla in piazza fu grandissimo poiché la fumata, probabilmente per un errore del cardinale fuochista, fu inizialmente grigio chiara per poi diventare nera. La situazione di incertezza durò fino all'annuncio di Radio Vaticana e alla contemporanea apertura della loggia. Appena eletto avrebbe voluto parlare alla folla ma il cerimoniere glielo impedì, obiettando che non era nella tradizione. Papa Giovanni Paolo II, pochi giorni dopo, avrebbe invece infranto il cerimoniale e rivolto un saluto alla folla, oltre alla tradizionale benedizione Urbi et Orbi. Fu questo il primo segnale di cambiamento che Luciani, seppur per breve tempo, avrebbe cominciato nella Chiesa.
Si disse che Luciani fu eletto più per "ciò che non era" che per "ciò che era": non era un professionista della Curia che avrebbe potuto assumere un comando autocratico accentrato, nonostante la sua profonda cultura non era un altero intellettuale potenzialmente capace di mettere in difficoltà i porporati, non era nemmeno uno straniero, ciò che per i cardinali italiani era un indubbio valore di continuità.
Luciani scelse un doppio nome papale per la prima volta nella storia dei papi, in ossequio ai due che lo avevano preceduto (papa Giovanni XXIII, che lo aveva nominato vescovo, e papa Paolo VI, che lo aveva nominato cardinale). Il suo successore avrebbe poi scelto di riprendere questo nome chiamandosi Giovanni Paolo II per ricordare il predecessore.
Dopo la sua elezione, avrebbe avuto modo di confidare al fratello Edoardo, che il suo primo pensiero, era stato di assumere il nome di Pio XIII ma poi aveva desistito, pensando ai settori della Chiesa che avrebbero strumentalizzato questa scelta».
È da notare come Luciani volle aggiungere al suo inedito nome papale anche il numerale ordinale primo: non era mai accaduto prima. Secondo la consuetudine, ad un papa che sceglie un nome mai adottato in precedenza viene aggiunto il numerale "primo" soltanto dopo la sua morte, nell'eventualità che un altro pontefice scelga lo stesso nome, diventando secondo.

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